martedì, maggio 23, 2006

Erika e la morbosa illusione



Una ragazza, carina, Erika.
Cinque anni fa, a quanto ho sentito dire, ha massacrato con particolare ferocia sua madre e il suo fratellino, mentre questo la supplicava di non ucciderlo.

La persona incaricata di ricomporre i corpi, a quanto ho sentito dire, ha chiesto un pre-pensionamento per lo shock e l'orrore provato, lui che per tanti anni ha ricomposto con pietà anche persone straziate da incidenti automobilistici o ferrioviari.

Molti ragazzi allora, a quanto ho sentito dire, scrissero diverse lettere di solidarietà ad Erika.

In questi giorni Erika ha avuto un permesso di un paio d'ore per una partita di pallavolo all'esterno del carcere dove sta scontando la sua condanna a 16 anni. Nulla di strano, nell'ambito del programma di riabilitazione psicologica e reinserimento nella società.

Il fatto che io creda che una persona macchiatasi di un tale crimine non potrà mai e poi mai avere una vita normale e che certe legislazioni e certe forme di psicologia sembrino soffrire di una crisi di onnipotenza, non è però il tema su cui voglio soffermarmi.

La domanda piuttosto è: perché tutti i telegiornali e i quotidiani hanno dato tanta rilevanza a questo episodio? So che è una domanda retorica, ma mi sovvengono le parole di Tolkien nel suo saggio "Sulla Fiaba":

"La fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione, né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e miglori fantasie produrrà. Se mai gli uomini si trovassero in condizioni tali da non voler conoscere o da non poter percepire la verità (fatti o testimonianze), allora la Fantasia languirebbe finché essi non guarissero. E, se mai arrivassero a quello stato (e non sembra del tutto impossibile), la Fantasia perirebbe e diverrebbe Morbosa Illusione"
J.R.R Tolkien, Sulle Fiabe, da Albero e Foglia, Rusconi, Milano 1976 pag. 69

Credo che questo principio, oltre che alla fantasia, possa essere tranquillamente applicato a ciò che è il nostro immaginario collettivo indotto dai mass media.

In poche parole, una ragione malata può trasformare la naturale fantasia in morbosa illusione. Proprio qui sta il pericolo per i nostri ragazzi e qui è la grande illusione morbosa che stiamo trasmettendo attraverso i mass media: che pur di "comunicare" non tengono conto di chi riceve il messaggio e di come lo può interpetare.

Viene un particolare brivido a pensare che Tolkien stesso iniziò a scrivere una continuazione del Signore degli Anelli, intitolato "Il ritorno dell'ombra", poi abbandonata dopo poche pagine, che iniziava nella città di Minas Tirith, diversi anni dopo la Guerra dell'Anello, nella quale i ragazzini si divertivano giocando a fare gli Orchi.

Non stupiamoci quindi che i nostri figli scrivano lettere di solidarietà ad Erika.

Evk

Images by: H.R.Giger

12 commenti:

Shelidon ha detto...

Caro EVK, la nostra legislazione non ama prescindere dalla piccola possibilità che accada qualcosa di incredibile per migliorare le cose. Non è ammessa l'eutanasia, per esempio. Ma sorvolando su questo problema, mi trovo in disaccordo con te. Io non so (né voglio saperlo) che groviglio infernale ci sia nella mente di Erika, ma non lo sai nemmeno tu. La sua vita è distrutta, completamente, per sempre, ma non può e non deve esserle negata la possibilità di raccoglierne i cocci, comprendere tramite cure ed assistenza le motivazioni profonde di ciò che ha fatto (magari ignote persino alei), essere curata. Senza queste premesse, il carcere non ha senso: tanto varrebbe compiere un atto di carità e togliere di mezzo queste persone prive di speranze. Riflettici.

PS se i "nostri" figli scrivono lettere tanto terribili di solidarietà ad Erika, la colpa non è della televisione, ma è nostra perché non siamo lì con loro a discutere del tg che stanno guardando. Un figlio che scrive una cosa tanto importante senza renderne partecipe il genitore è forse la peggiore delle sconfitte.

Edoardo Volpi Kellermann ha detto...

Cara Shel,

non ho mai negato che Erika possa essere curata e assistita. E' evidente però, penso anche a te, che quello che ha fatto non le permettterà mai una vita normale, punto e basta. Se non a prezzo di una lobotomizzazione.

Sono d'accordo con te riguardo alle motivazioni, io non giudico Erika. Posso però giudicare il suo atto e a quello non vedo alcun rimedio possibile.

Raccolga pure i cocci, le auguro di riuscirci, ma con discrezione e non più sotto i riflettori, perché non merita i riflettori. Sono ben altre le persone che meriterebbero i riflettori, magari persone che si sacrificano e si danno da fare per il prossimo.

Quanto alla pena di morte, la penso come Gandalf; non penso altresì che Gollum sarebbe stato ritratto da un mastro elfico per poi spedire il suo ritratto ai 4 angoli della Terra di Mezzo.

Quanto al discorso TV vs famiglia, non ha senso: non ha senso perché ovviamente la TV è semplicemente lo specchio dell'anima della società che abbiamo formato, ed è quindi disperatamente ovvio quello che tu affermi.

Questo però non toglie alcuna delle gravi responsabilità che hanno le persone che dovrebbero decidere cosa mandare in onda, come e quando. Alle quali interessa solo fare audience, e che non meritano certo di essere giustificate.

RIpeto, è oltremodo grave che una persona come Erika venga tanto pubblicizzata, invece di cercare esempi appena appena più positivi. E dispiace un po' che una persona come te non si sdegni insieme a me di quanto sta succedendo.

Shelidon ha detto...

Caro EVK, io credo fermamente nella libertà di trasmissione. Ciascuno mandi pure in onda ciò che vuole: è la libertà della democrazia, la libertà di opinione e di cronaca, ed è sacra. Dobbiamo essere tutelati entro certi limiti, è chiaro, ma è anche compito nostro vigilare che i nostri figli, sotto la nostra responsabilità, non vivano una vita lontani da noi, guardando cose che gli fanno male o anche che gli procurano estrema gioia, ma senza di noi. Mi sdegno della pubblicità fatta ad Erika, anche se non l'ho esplicitato nel mio commento, ma mi sdegno di più di giornalisti che pubblicizzano killer e sequestratori intralciando così le indagini. La "pubblicità" ad un criminale sarebbe assai poco grave se non ci fosse qualcuno a cadere nella rete. E se qualcuno cade nella rete, la colpa non è di chi ha composto la notizia, ma di chi non ha dato a questa persona gli strumenti critici. Non banalizziamo.

Cara IlariaTvk, può benissimo darsi io non abbia capito, nessun problema ad ammetterlo. Vale però per te lo stesso commento con cui ho risposto ora ad EVK. Il diritto di cronaca è sacro. Lasciare che la gente creda a tutto ciò che gli viene detto è, da parte di educatori e genitori, un delitto che dovrebbe essere considerato reato.

PS: sono femmina, per la cronaca

Edoardo Volpi Kellermann ha detto...

Cara Shel,

la libertà finisce dove inizia l'etica e il rispetto.
"Libertà è partecipazione" dicva un certo bardo... io lo vedo anche come messaggio morale.

La libertà non è assoluta: io non sono libero di uscire di casa e picchiare il primo tizio che mi sta antipatico, e non perché la legge me lo impedisce ma perché considero il rispetto degli altri più importante della mia libertà di menarli, anche quando mi prudono le mani.

La libertà non è fare quello che si vuole in nome del diritto di cronaca e in barba alla sensibilità dei più deboli (e solo per guadagnare spettatori che vedano le pubblicità).

Ciò vale anche per le tramissioni, anzi soprattutto per le trasmissioni visto il potere che hanno i media nell'influenzare le persone.

Soprattutto i più piccoli, che non sempre hanno genitori in grado di trasmettergli quella capacità critica che tu, un poco ingenuamente, pensi sia accessibile a tutti.

"Ciascuno mandi in onda ciò che vuole". Questa non è libertà, è il "fai come ti pare": è l'amoralità. E in nome della libertà di stampa, soprattutto nel nostro Paese, sono state compiute le più incredibili ingiustizie e rovinate persone innocenti.

Ma questa è un'altra storia.

Shelidon ha detto...

Mi sembra un discorso assai pericoloso. Ed il tuo paragone con il tizio che esce di casa e picchia i passanti non regge. Posso ignorare la televisione e scegliere di non condividere delle notizie, come fai tu (mentre non posso evitare uno che mi salta addosso per strada urlando come un invasato e brandendo un manganello).

> Soprattutto i più piccoli, che
> non sempre hanno genitori in
> grado di trasmettergli quella
> capacità critica che tu, un poco
> ingenuamente, pensi sia
> accessibile a tutti.

E' qui che ti volevo. Non pensi che il problema si altrove, e non nella libertà di parola dei giornalisti?

Quanto alla morale, non mi piace mai applicata alle idee. Ripeto, ciascuno parli di ciò che gli pare.

Edoardo Volpi Kellermann ha detto...

Cara Shel,

stai tranquilla che io non auspico una irregimentazione dei mass media.

Casomai una loro responsabilizzazione e autoregolamentazione, che sono concetti ben diversi e ben applicabili in paesi civili (nel senso etico, non economico).

Se la morale e l'etica non le applichiamo alle idee, vorrei capira allora che ce ne facciamo. Non sono affatto d'accordo con il concetto "Ciascuno dica quello che gli pare" in quanto, come Tolkien per primo ci insegna, le parole hanno una grande forza e un grande potere, e le idee vanno usate con criterio.

Quanto alla responsabilità, dai l'impressione di pensare che possa stare da una parte sola, ma non è così. In una società che ha demandato a mass media la gestione del suo immaginario, abbiamo ormai delle intere generazioni di genitori "educati" dai mass media stessi, che quindi non trovano niente di strano nel continuare la tradizione con i propri figli.

Questo non li giustifica a livello personale, ma è un dato di fatto studiato da psicologia e sociologia. Viviamo in un mondo complesso, dove le responsabilità si intrecciano con confini frattali.

E nel nostro Paese, dove la responsabilità delle proprie azioni si disperde ogni volta in una frammentazione ideologica e burocratica, sia i genitori che i capo-redattori sembrano non sapere quello che fanno.

Shelidon ha detto...

Caro evk, capiscimi, intendo solo dire che credo il problema stia nell'educazione. In una società auspicabile, ciascuno dovrebbe essere libero di trasmettere via mass-media tutto ciò che gli pare perché gli spettatori sono autonomamente in grado di giudicare. E' chiaro che non siamo nella società auspicabile, ma dare la colpa solo ai mass-media mi pare vedere solo un lato del problema, che io vedo più che altro in una lacuna da parte dell'educazione intesa nel senso più ampio del termine.
Quanto alla morale, con me dai testate contro un muro ;-) personalmente sono un'esteta vecchia maniera e mi interessa poco ciò che è giusto: ho già il mio bel da fare con ciò che è bello. (NOTA: ai miei occhi la vicenda di Erika è brutta. Proprio brutta. Ma non è questo il punto) Ho sempre timore che, in nome di una morale, ci vada di mezzo la libertà di espressione e di creazione. Per dirla con un motto trito, "di buone intenzioni è lastricata la strada per l'inferno". Lavoriamo sulla pedagogia e sulla cultura e lasciamo che i giornalisti facciano il loro mestiere. Se lavoriamo bene, i giornalisti di domani saranno giornalisti colti ed "educati" e certi episodi non si ripeteranno, ma prenderla al rovescio non ha senso e mi sa troppo di "irregimentazione dei mass-media", come la chiami tu.

Edoardo Volpi Kellermann ha detto...

Il fatto che ognuno di noi sia rimasto sostanzialmente sulle proprie posizioni non toglie che sia stata una discussione interessante e arricchente presumo per entrambi, quindi grazie e alla prossima :-)

Shelidon ha detto...

PDA (cit), grazie a te per gli spunti che lanci.

Anonimo ha detto...

Cara Shelidon, lo conoscerai già, ma a proposito di etica, c'è un detto medioevale, non ricordo chi l'ha scritto - ogni tanto la memoria mi fallisce - che detta: VERUM ET PULCHRUM CONVERTUNTUR, a te, come esteta, dovrebbe interessare. Ce n'è anche un altro , popolare: Per far crescere un bambino non basta un villaggio. Certo è uno strano villaggio il nostro, dove ben poco, in nome della libertà d'espressione, si pensa a chi non ha ancora gli strumenti adeguati per sottoporre a vaglio critico. C'è da rifletterci. Ma chiudamola lì. mariamartina.

Shelidon ha detto...

Cara Mariamartina,
la filosofia estetica ha attraversato delle evoluzioni rispetto al medioevo in cui ciò che è bello non può esserlo se non è giusto. Per fortuna, aggiungerei.

Edoardo Volpi Kellermann ha detto...

Evoluzioni, se così le possiamo definire, che Tolkien rifiuta in toto. Ed io con lui :-)